martedì 24 settembre 2013

IL MONDO NORMALE CHE VI AUGURO

" IL MONDO NORMALE CHE VI AUGURO "

Dott. Giuseppe Torcivia
( Un inedito di Enzo Biagi )
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Con questo inedito di Biagi tratto dal libro " Voglia di cambiare " di Salvatore Giannella (Ed. Chiarelettere) rendo omaggio ad un grande giornalista. In esso troviamo amare riflessioni, parole di condanna contro l'intolleranza,il trasformismo, il pressapochismo, il favoritismo. Parole anche di incitamento, quelle di Biagi e anche di speranza per il nostro Paese, per l'Europa, per i popoli della terra che stanno attraversando momenti difficili.


Biagi è stato un testimonial. Uno dei migliori, semplice, chiaro e diretto che si è conquistato l'affetto di milioni di telespettatori e di lettori.
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Io mi auguro che l'Italia possa finalmente diventare un Paese normale, un Paese in cui sia abolita la doppiezza. Io sono dalla parte di Cesare Zavattini che diceva: " Con buongiorno, intendo buongiorno e basta ".
Un Paese dove funzionano scuole e ospedali: entrare in corsia e vedere che c'è scritta "Solventi", cioè quelli che pagano, e quelli che non pagano, mi pare poco bello. Un Paese dove i treni e aerei arrivino in orario, perchè la puntualità non è mica una prerogativa fascista. Con una politica normale, che (oltre a non ammettere l'intolleranza e la paura per l'altro) non contempli il trasformismo: vedere della gente che non cambia neanche gabbana perchè ha un corredino dove ci sono tutte le giacche che vanno di moda in quel momento è uno spettacolo da cancellare. 
Con un giornalismo che torni a consumare la suola delle scarpe, guidato da quel sentimento potente che è la curiosità, e dalle chiare tendenze ma sempre dalla buona fede e attento al lato umano.
Un Paese normale dove non si interpellino i divi della televisione per conoscere il loro parere su qualsiasi argomento, dalla solitudine dell'uomo all'allevamento dei canarini.
E' normale un Paese dove non ci sia l'emergenza come a Napoli o in Sicilia, dove la paura "marca" persino le arterie (come mi hanno detto una volta i medici che effettuano le autopsie).
Un Paese normale è un Paese in cui l'unico punto di riferimento non è la geografia con i suoi confini, MA LA LEGGE UGUALE PER TUTTI. "La rovina dell'Impero romano" scrisse inutilmente Ranuccio Bianchi Bandinelli "fu facilitata dal clientelismo amministrativo e dal caos delle leggi e non dalle orge del Satyricon ". Ma chi studia la storia?
E' normale il Paese che aiuta quelli ai quali la natura e la politica hanno dato meno. Un Paese normale è quello in cui gli aiuti non si danno per beneficenza, grazie alle collette per soccorrere chi è colpito da sciagure, ma si prevedono con il bilancio dello Stato, con voci apposite.
Un Paese normale è quello del quale non emigrano più i giovani migliori perché non trovano un lavoro retribuito dignitosamente. E' quello in cui non c'è spazio per il grande tormento di oggi, che è l'apparire. Un'ossessione: chi non entra nello spettacolo ha la sensazione di essere escluso dalla vita.
Un Paese normale è quello in cui per stare a galla, per affermarsi, non bisogna più far parte del gruppo, avere il sostegno della corporazione.
UN PAESE NORMALE E' QUELLO IN CUI NESSUN BAMBINO SIA PRIVO DI CIBO E CURE.
Ho incontrato in Romania i piccoli che vivono nelle fognature, come i topi, per sfruttare i tubi di riscaldamento.
Un Paese normale, un'Europa normale, un mondo normale, è quello in cui i bambini finiscono le loro giornate in un lettino, con le lenzuola che profumano di pulito.

mercoledì 4 settembre 2013

Mai più guerra - una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria


CITTA' DEL VATICANO -

«Invito a unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno - ha detto il Pontefice - i fratelli cristiani non cattolici e gli appartenenti alle altre religioni». «Il 7 settembre in Piazza San Pietro - ha proseguito -, qui, dalle ore 19 alle ore 24, ci riuniremo in preghiera in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per la amata nazione siriana». «L'umanità - ha aggiunto il Papa - ha bisogno di vede gesti di pace».

«C'è un giudizio di Dio che è anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, a cui non si può sfuggire» ha detto papa Francesco. «In questi giorni - ha detto il Papa - il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato dai drammatici sviluppi che si prospettano». «Rivolgo un appello per la pace - ha proseguito - un appello che viene dall'intimo di me stesso». «Non è la cultura dello scontro, la cultura del confitto - ha aggiunto - quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma la cultura dell'incontro, la cultura del dialogo, questa è l'unica strada della pace». «Il grido della pace si levi alto - ha detto ancora il Pontefice - e tutti ripongano le armi e si lascino guidare dall'anelito di pace».

«Non è mai l'uso della violenza che porta la pace: la guerra chiama guerra, la violenza chiama violenza» ha detto il Papa all'Angelus, invitando le parti in conflitto in Siria a «non chiudersi nei propri interessi» ma a «intraprendere con coraggio e decisione la via dell'incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione».
«Mai più guerra». Papa Francesco all'Angelus fa un appello sulla situazione in Siria. «La comunità internazionale agisca sulla base del dialogo». E ancora: «Il grido della pace - ha detto - si levi alto perché tutti rimpongano le armi e si lascino guidare da un anelito di pace, per questo ho deciso di indire per tutta la Chiesa il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria regina, una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero».
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Mi rivolgo a tutti i Cavalieri dell'Ordine Teutonico Dinastico di accogliere l'invito di Papa Francesco il 7 settembre prossimo una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero

 SAIR Principe Paolo Francesco Barbaccia Viscardi degli Hohenstaufen di Svevia, 
il Gran Maestro