venerdì 23 marzo 2012

LETTERA mandata al MAESTRO TONINO GUERRA



"LA VOCE DELLA TOSCANA"

LETTERA mandata al MAESTRO TONINO GUERRA

Dott.ssa Lali Burduli


"Qualsiasi uomo vecchio muore giovane"
Tonino Guerra

LETTERA mandata al MAESTRO TONINO GUERRA

12 novembre 2011

Poggibonsi

Via Del Roccione,1

47864 Pennabilli (RN)


Carissimo Maestro Tonino e carissima Lora,

sono Lali Burduli, amica d'infanzia di Garik, quella che nei giorni prima dell'anniversario nel marzo 2010 vi ho disturbato per diverse volte al telefono – ha insistito Garik e io non ho avuto scelta.

Questo libriccino vi mando in segno di un "riscatto" per quelle telefonate – era momento poco opportuno, ma sopratutto non mi sarei mai permessa di disturbarvi. Per me era sufficiente voler bene a voi da lontano, come fanno i milioni di persone nel mondo – per me è già la gioia di saper vivere sullo stesso pianeta con voi, e ancora di più – addirittura in Italia!

Dott.ssa Clizia Corti

Il pittoricismo e il simbolismo in Sayat Nova di Sergeij Paradzanov

Ma è successo così che la fidanzata di mio figlio, l'autrice del libro che troverete insieme alla mia lettera, stava lavorando sulla tesi di laurea e cercava un tema da elaborare. Inizialmente le proposi di scrivere su “Nostalghia”, mia opera preferita, ma Clizia, innamorata di un georgiano, voleva trattare un argomento georgiano (caucasico) e scelse “Sayat Nova”. E chiese l'aiuto a me nella ricerca del materiale e nelle traduzioni. Così per diversi mesi ebbi un'immersione, un “ritorno” nel mondo di Parajanov e nella mia infanzia.

Tonino Guerra e Andrei Tarkovskij


Approfondendo il tema, proposi a Clizia di studiare “Sayat Nova” sotto un'angolazione della frase del regista “Io sono Sayat”, in altre parole provare a capire per quanto e come Sergei, armeno, vissuto in Georgia e altrove, si identificasse con Sayat Nova, armeno, vissuto in Georgia e altrove. Dove si assomigliavano, e se Sergey avesse avuto qualche rimpianto di non assomigliargli in qualche cosa.

Avendo fatto un grande percorso, studiando l'argomento, mi sono rivolta al film di Garik “Sono morto in infanzia” (Я умер в детстве - I DIED IN CHILDHOOD ), essendo quest'ultimo basato sulle lettere di Sergey che ho trasmesso a Clizia. Desideravo tanto però che la stessa Clizia potesse sentire le risposte di Sergey e cercavo una versione con i sottotitoli italiani. Non ho potuto trovare nemmeno quella in inglese. Così mi sono rivolta a Garik con la domanda, se ne avesse una lui. Mi ha risposto che oltre ad avere una copia del suo film in inglese, era pronto addirittura di portarmela personalmente perché doveva venire a Rimini per il Suo anniversario, Maestro. Ecco quando ero costretta a chiamarvi perché Garik non sapeva nessun particolare della sua visita per indirizzarmi il luogo del nostro futuro incontro. Mia madre che abita anche lei in Italia da 20 anni, apprendendo la notizia sulla disponibilità di Garik, lo chiamò e gli chiese di portale alcuni farmaci che si poteva comprare solo a Mosca (succede ancora ai nostri giorni!).

Regista Georgiy PARADJANOV (Garik) alla mostra della pittura di Tonino Guerra a Mosca

All'epoca voi avete risposto alle mie telefonate, mi avete pazientemente informata passo dopo passo come si sviluppavano i preparativi per distribuire quei migliori “40 russi” che hanno voluto e hanno potuto venire a renderle omaggio per il Suo anniversario il 16 di marzo. E così il 14 marzo con 2 macchine (io, mio marito Paolo, e i miei figli, e Clizia con i suoi genitori) abbiamo viaggiato da Siena fino a Rimini per incontrare Garik.



Rimini, L'Hotel Villa Adriatica, il 14 marzo 2010


Con il regista Georgy Paradjanov



Conoscendo Garik ci avrei giurato che avesse scordato dei DVD con i suoi film. Infatti, li ha dimenticati! Ma la cosa più importante e toccante – un sacchetto pieno di farmaci che gli ha chiesto mia madre – l'ha portato come il dono prezioso.

Si crucciava terribilmente per aver scordato il regalo di Clizia, ma le ha dedicato un'ora di master-class improvvisato e abbiamo passato con lui e Nastya alcune ore molto toccanti di ricordi, scambi di emozioni: l'infanzia, la nostra scuola, il teatro popolare che per alcuni anni frequentavamo insieme ai nostri amici.

E quel giorno, inoltre, gli raccontai un piccolo episodio che lo stupì, si voltò verso la figlia e le disse di annotarlo nei suoi appunti. All'epoca ero tenuta al segreto dalla nostra compagna di classe e poiché non ci siamo visti da moltissimi anni, non avevo mai raccontato questo episodio a Garik nemmeno quando l'URSS e tutte le restrizioni sono decadute. L'episodio si riferiva al giorno quando Natasha, il padre del quale era segretario personale di Eduard Shevardnadze, un famoso giornalista dell'epoca, mi raccontò un fatto del giorno prima a casa sua: Natasha, entrando nello studio del padre in sua assenza ha sbirciato sulla scrivania del padre e ha visto una lettera, una strana lettera, secondo il suo dire. Mi racconto che la lettera era rivolta a Shevardnadze con una richiesta di intercedere per la sorte di Parajanov che scontava la pena in carcere. Ma il lato più sconvolgente per lei era di leggere le firme delle persone, “scese” dagli schermi e dalle enciclopedie – oggi ormai sappiamo tutti di quale lettera si trattasse, ma all'epoca, anche per Natascia che era abituata ai nomi altisonanti, leggere certe firme le sembrava surreale.

Tonino Guerra a casa di Sergey Paradjanov

Georgia,Tbilisi, via Kote Meskhi, 10

Con questa lettera io e Natascia capimmo che gli adulti ci nascondevano qualcosa e quello che Garik ogni tanto raccontava (preferiva non pesare sulle persone con le faccende dove pochi potevano aiutarli) era vero, anzi verissimo! Noi eravamo abituati a Garik, amico fantasioso e burlesco, lo ascoltavamo spesso e volentieri, ma non eravamo in grado di distinguere la verità tra tutti i suoi racconti. Invece solo allora mi si aprì una parte della realtà che viveva quella famiglia dove ero spesso ospite all'epoca quando Sergey era ancora in carcere. Solo allora ho capito quei mezzo sguardi, mezzo frasi da complici tra Garik e il nostro regista del teatro popolare Misha Chavchavadze... C'era tanto da non essere divulgato... Vedevo quel strano mondo della casa sulla via Kote Meskhi, 10, quei quadri strani, quei collage – e capivo poco e niente... Come avrei potuto – non sapevamo che esistesse un regista Parajanov, non abbiamo avuto visto niente del suo... Capivo che Garik viveva di persona nel mondo a noi “proibito”, un mondo parallelo a quello nostro che mi spaventava e affascinava nello stesso tempo, anche perché Garik poteva portare nella nostra scuola Bella Akhmadullina da leggere le proprie poesie, portare un regalo da Louis Aragon o da Lilia Brik … Io non capivo niente e per me era quasi normalità la situazione sospesa nel vuoto del silenzio e senza risposte. Dovevo ancora “crescere” per capire.

Non sapevo tante cose all'epoca, e nemmeno quello che un giorno potessi essere sposata con Paolo, vivere in Italia, andare a Rimini per incontrare Garik nel giorno del Suo compleanno. Lei, Maestro Tonino, sin dall'infanzia è entrato nella mia coscienza, all'inizio, però, non con i Suoi film, ma come amico di Rezo Tabukashvili... Strano, ma è così. Ma negli anni 70'-80' vidi Lei in una trasmissione georgiana, non ricordo ormai di che cosa si trattasse, ma rimasi impressionata dalla storia di amicizia tra un poeta e scrittore italiano e quello georgiano. Solo dopo ho conosciuto, affezionandomi profondamente al “Matrimonio all'italiana”, non ho visto, ma ho letto da ragazzina “Zabriskie Point” nella rivista “Inostrannaya literatura”. Ma le mie opere preferite sono “Amarcord” (viste e capite in fondo solo qui, in Italia e solo in età matura) e in assoluto “Nostalghia”.

“Basterebbe osservare la natura per capire che la vita è semplice e che bisogna tornare al punto di prima. In quel punto dove voi avete imboccato la strada sbagliata. Bisogna tornare alle basi principali della vita senza sporcare l’acqua.”

E' proprio questo che, grazie Dio, ho capito pian piano e vivo, cercando di non “sporcare l'acqua”.…

Maestro,

non vi stancherò oltre con la lettura di questa missiva... Sono arrivata al punto da dove sono partita... Volevo, dunque, che Clizia scegliesse la vostra “Nostalghia” per la tesi, ma scelse la storia di Sayat Nova e il risultato di queste sue fatiche ora mi permetto di porre alla Sua attenzione.

Clizia svolse un lavoro molto interessante, ma le cose più importanti sono quelle che noi due abbiamo potuto lavorare in una sintonia creativa e conoscerci meglio, nonché la tesi di Clizia ha fatto uno scatto in me per il ritorno del desiderio gioioso alla ricerca e alla raccolta delle cose che contano e che mi riempivano da sempre di felicità. A questo processo confluì mio figlio minore Konstantin (oggi 21enne, dalla nascita con paralisi cerebrale e diabetico). Cominciò di registrare i miei racconti (ne ha scritti due lui per i concorsi e ha vinto) perché ha deciso che le mie narrazioni sono importanti per quelli che verranno dopo. Così mi ha spinto ancora di più a riflettere su quello cosa vorrei dire ai miei nipoti o ai loro nipoti che non conoscerò... Mi sono nuovamente collocata in uno stato di continua e intensa scoperta condivisa con Konstantin sopratutto perché da sempre siamo legati come siamesi (ora fa il primo anno degli Studi Internazionali alla Facoltà delle Scienza Politiche dell'Università di Siena, mentre Vladimer è un informatico bravissimo e un musicista interessante ) - sempre insieme e piuttosto a casa.

Maestro,

ora sa la premessa del “perché” questo libriccino davanti a voi. Tutta questa libertà di condividere con Lei una piccola parte della nostra storia è dovuta al fatto che mi sentivo e sento molto consone con i Suoi pensieri, con il Suo stato d'animo: mi piace di sapere che il Suo mondo, decorato e vivificato da Lora, è così familiare – ci sono tante persone e tante cose che Le piacciono e che fanno parte anche del mio mondo.

Maestro,

questa mia lettera Le sembrerà strana, ma mi sono permessa di scriverla.

E spero di non avervi annoiati, Lei e Lora.


Vi auguro la serenità e l'armonia per il corpo e l'anima.

Con riconoscenza e profonda stima verso la vostra meravigliosa famiglia.

Lali Burduli


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sabato 17 marzo 2012

QUESTA POLITICA NON CI REGALA PIU' GRANDI EMOZIONI

"LA VOCE DELLA TOSCANA"

QUESTA POLITICA NON CI REGALA PIU' GRANDI EMOZIONI


Dott. Giuseppe Torcivia



Pare che il concetto di moralità pubblica abbia perso valore. Il comportamento immorale di alcuni politici hanno creato uno scenario, consentitemi, che genera vergogna e disgusto. Ciò che offende il cittadino non è tanto il potere quanto l'arroganza nell'esercitarlo.

Ci troviamo a parlare di politici "trasformati in immobiliaristi", amanti del lusso sfrenato, di alberghi a 5 stelle, di pranzi e cene a costi vertiginosi, di una vacanza da 80.000 euro, di due antipasti di pesce costati 280 euro, somma occorrente ad una famiglia per la spesa di una settimana, la metà di una pensione sociale!!!.

Questa politica trasforma in una professione il mestiere di chi non ha un mestiere. Genera politici che non trasmettono alcun ideale, il nulla.

Uomini prigionieri della loro voracità, uomini paurosi e parlamentari "nominati" e affamati di potere.

La loro inaffidabilità, la loro vanità superano ogni immaginazione. Altro che mancanza di "quid" , con qualcuno ci troviamo di fronte a grandi spregiudicati, a veri predatori di denaro pubblico.

Il Paese merita ben altro: lealtà, responsabilità, affidabilità sono alla base di una sana politica.

Molti sono insensibili, sordi e ciechi. Drogati di potere non più in grado di capire che per chiedere i sacrifici ai cittadini occorrono consenso e credibilità. Se non si azzerano i loro privilegi, se non si attuano veramente i tagli della politica non si hanno né l'uno e né l'altra.

Questa politica manca di spirito di reciproca fiducia che è necessario esserci nei rapporti tra i politici ed i cittadini.

Questa politica manca di grande sensibilità e amore per la gente. Crea solo gruppetti di amici, cerchia ristretta di capi e capetti, cordate per traffici di ogni genere e disegni non positivi.

Rende siderale la distanza dei politici e partiti dai bisogni del cittadino.

Questa politica manca di autorevolezza, credibilità, onestà e la sua sconfitta, purtroppo, è la sconfitta della democrazia.

Il Paese ha veramente necessità di uomini politici spinti da grande spirito di servizio.

Il Paese ha bisogno di una politica che susciti grandi emozioni.

Ricordo sempre l'incontro con un sindaco di un piccolo paese del Sud e le sue parole. Mi diceva: il momento più bello per un amministratore è quando si supera ogni divisione e contrapposizione e si riesce a lavorare nell'interesse del proprio paese. La più grande soddisfazione per una classe politica è quella di far raggiungere alla propria comunità gli obiettivi prefissati senza lasciare indietro nessuno. Riuscire a fare sempre più efficace lavoro di squadra, superando i piccoli campanilismi inopportuni e deleteri.

Ecco il vero spirito di servizio che deve albergare in ogni responsabile della politica (direi in tutti coloro che gestiscono la res pubblica) e motivarne ogni loro azione: anteporre gli interessi della propria bottega agli interessi generali.

La credibilità, l'umiltà, l'onestà sono tutto, in politica.

(*) ENRICO DE NICOLA,eletto capo provvisorio dello stato il 28.6.1946,prese così sul serio la sua provvisorietà del suo ruolo che non solo non si insediò al Quirinale,ma nemmeno ritirò mai il suo appannaggio di 11 milioni annui,e fece il presidente pagando di tasca sua.

ALCIDE DE GASPERI per andare in America nel 1947,si vedrà regalare due valigie da una ditta per non farlo sfigurare,e il cappotto glielo regalò l'amico di partito Attilio Piccioni.

PIETRO NENNI solo al momento di diventare ministro degli esteri compra finalmente due vestiti scuri e un cappello a falde larghe.

SILVIUS MAGNAGO il giorno stesso in cui lasciò la presidenza della Provincia di Bolzano,a differenza di tanti consoli e proconsoli della nostra casta politica, restitui l'autoblu e nonostante avesse 77 anni con le stampelle e una gamba sola (una persa in Russia durante la guerra) si rimise al volante della sua macchina personale.

SANDRO PERTINI futuro Presidente della Repubblica,insieme ad altri parlamentari,furono soci di una cooperativa che tirò su due edifici bruttissimi in piazzale dei Navigatori,lungo lo stradone che porta all'EUR.Sotto casa non erano parcheggiate auto di lusso,ma utilitarie.Pertini aveva una 500 di colore più o meno rosso ruggine.

DOMENICO MENICHELLA,governatore della Banca d'Italia,dopo essersi dimezzato stipendio e liquidazione e ridotto la pensione,lasciò agli eredi un opuscolo : " Come è che non sono diventato ricco ".

(*) FONTE : " LA CASTA " di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.